PRECAUZIONI ED EFFETTI COLLATERALI

Applicazioni cliniche nell’uomo

Alla capsaicina sono stati attribuiti effetti farmacologici fin dai tempi antichi, ma solo recentemente sono state fatte ricerche approfondite per comprendere gli effetti benefici sulla saluta umana.

Studi hanno rivelato:

  • un possibile ruolo protettivo nel tratto gastrointestinale
  • una mediazione dell’effetto antiulcera mediante vasodilatazione e aumento del flusso ematico di muco gastrico
  • perdita di peso: un altro importante effetto farmacologico della capsaicina è stato identificato quando si è scoperto che riduceva il tessuto adiposo nei roditori aumentando il metabolismo energetico e lipidico, probabilmente aumentando la secrezione di catecolamina dal midollo surrenale in risposta all’attivazione del sistema nervoso simpatico. Questi risultati hanno contribuito a sostenere ulteriori ricerche sui possibili effetti terapeutici della capsaicina e sui meccanismi nel trattamento dell’obesità
  • attività analgesica: la capsaicina è stata inclusa in trattamenti topici volti a alleviare diverse condizioni di dolore neuropatico, eruzioni cutanee, psoriasi, mastectomia e disturbi della vescica, sebbene possa produrre irritazione cutanea.

Molecules 2011, 16, 1253-1270; doi:10.3390/molecules16021253

 

Azione irritante dei peperoncini

La capsaicina presente nel peperoncino ha proprietà irritanti, quindi, bisogna evitare il contatto con gli occhi o con le ferite. Inoltre, è sconsigliato il consumo di peperoncino alle persone che soffrono di particolari patologie (ulcera, gastroenterite, emorroidi, epatite, cistite), ai bambini (perché hanno un apparato digerente delicato) ed alle donne in gravidanza o in allattamento.

 

ATTENZIONE CONSUMARE CON MODERAZIONE

L’eccesso potrebbe avere un’azione tumorale:

Alcuni studi dimostrano che, se consumato in grandi quantità, il peperoncino può provocare il cancro allo stomaco, alla prostata ed al fegato.

Altri studi hanno evidenziato che i popoli dell’estremo Oriente, forti consumatori di peperoncino, pepe e altre droghe molto piccanti hanno un maggior rischio di contrarre tumori alla bocca, alla laringe e all’esofago.

Analisi cliniche affermano che il peperoncino non debba essere consumato in eccesso se non si voglia incorrere nel tumore alla prostata: un uso sconsiderato di peperoncino infiamma la ghiandola, predisponendola alla prostatite, che a sua volta può sfociare nel tumore.

 

La giusta quantità potrebbe favorire un’azione antitumorale:

Altri studi (Sören Lehmann, 2006) dimostrano che la capsaicina sia in grado di indurre le cellule tumorali del cancro alla prostata a innescare il processo di apoptosi (autodistruzione).

Altri ancora documentano che tra le popolazioni in cui la cultura e il consumo del peperoncino sono largamente diffusi, ad esempio tra i messicani, l’incidenza del cancro alla prostata non differisce significativamente dai paesi dove tale frutto è consumato in maniera più limitata.